ANNO 14 n° 119
VELENI SUI CIMINI - Controlli nei castagneti, si decide. Forse
Con un anno di ritardo si riunisce la conferenza dei servizi che dovrebbe definire
le competenze per impedire lo spargimento indiscriminato e illegale dei fitofarmaci
27/06/2014 - 02:00

VITERBO – Con appena un anno di ritardo, si riunisce questa mattina, a Palazzo Gentili, la conferenza dei servizi che dovrebbe stabilire una volta per tutte a chi competono i controlli sull'uso indiscriminato di fitofarmaci nei castagneti dei Cimini (in pratica arsenico allo stato puro). Un uso illegale ancorché inutile.

La conferenza dei servizi era stata chiesta alla prefettura di Viterbo dall’ex sindaco di Canepina Maurizio Palozzi l'estate scorsa, a seguito della campagna di denuncia sull'avvelenamento dei castagneti in tutto il comprensorio lanciata da ViterboNews24. A gennaio 2014, non avendo ricevuto alcuna risposta dalla prefettura, lo stesso Palozzi ha ribadito la richiesta. Ma dal palazzo del Governo non è arrivato alcun segnale di vita.

Si è così arrivati alla fine dello scorso maggio, quando nell'indifferenza di tutte le istituzioni preposte alla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, gli avvelenatori seriali hanno ripreso a scorrazzare e a sparare (in senso letterale, in quanto il marchingegno usato per irrorare i castagni si chiama “cannone”) sostanze tossiche sulle piante, a sterminare la fauna, a inquinare le sorgenti e a fare strage di Torymus Sinensis, il parassita antagonista naturale del Cinipide, la madre e il padre di tutti i malanni che affliggono i castagneti. Quel Torymus Sinensis che, a detta di tutti gli studiosi, è l'unica arma in grado di ridurre del 90% l'infestazione da Cinipide, per la cui introduzione sui Cimini la Regione Lazio e i produttori stanno spendendo decine e decine di migliaia di euro.

Non appena è ripresa la campagna stampa di ViterboNews24, il nuovo sindaco di Canepina, Aldo Maria Moneta, fresco d’insediamento, ha inviato la terza richiesta di convocazione della conferenza dei servizi. E’ stato solo a questo punto che la prefettura si è degnata di rispondere: “La competenza – ha mandato dire – è della Provincia”. Alla buon’ora.

Così è scattata l’ora fatale. Ma siamo certi che da cotanto summit uscirà qualcosa di significativo per la salvaguardia dell’ambiente, del prezioso Torymus Sinensis e, soprattutto, per la salute dei cittadini?. Vista la lentocrazia e la sciatteria dimostrata finora, c’è poco da stare allegri.

E’ bene allora ricordare a chi siederà al tavolo della conferenza dei servizi che il parlamento italiano ha recepito una direttiva europea sull'uso dei fitosanitari che impone norme rigidissime; che l’irrorazione delle piante deve avvenire in assenza di vento (la cosiddetta deriva zero); che ogni mezzo usato deve essere dotato di anemometro, lo strumento che serve per verifica appunto la velocità del vento; che i fitosanitaria non possono essere utilizzati nei pressi dei centri abitati, delle sorgenti, case sparse, delle strade e a ridosso dei confini dei fondi trattati. E ancora: i terreni trattati debbono essere adeguatamente segnalati con appositi cartelli per tutto il loro perimetro. Va eseguito soprattutto il controllo più controllo di tutti: il rispetto delle quantità dei principi attivi diluiti nell'acqua, che è bene ricordare nel caso in questione è in primo luogo l'arsenico, e quindi irrorati. Ma c’è un aspetto fondamentale da affrontare e chiarire: i castagneti sono delle colture agricole sottoposte alle norme sull'agricoltura o sono boschi, quindi soggette alle leggi sulla tutela dei patrimoni boschivi? Se, come sostengono in molti, la seconda ipotesi fosse quella buona, il problema sarebbe risolto alla radice: nei boschi è vietato l’uso di qualunque fitofarmaco. Non ci sono discussioni.

Resta tuttavia il fatto che, a causa dell'ignavia delle istituzioni, l'estate scorsa e quest’anno gli avvelenatori seriali hanno potuto agire indisturbati. Qualunque decisione uscirà dalla conferenza di oggi varrà quindi per il prossimo anno. Forse.





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